A due anni di distanza, Piazza Signoria ospita nuovamente In Florence, un grande evento di arte contemporanea ideato da Fabrizio Moretti e Sergio Risaliti, promosso dal Comune di Firenze e organizzato in concomitanza con la Biennale Internazionale d’Antiquariato di Firenze, giunta alla sua XXX edizione. Dopo la celebre star Jeff Koons, ospite di Firenze nel 2015, il protagonista assoluto della seconda edizione di In Florence 2017 sarà lo svizzero Urs Fischer, tra i grandi artisti del panorama mondiale. Il progetto – a cura di Francesco Bonami – consiste, come di rito, nella presentazione di un’opera monumentale all’interno di quello straordinario museo della scultura a cielo aperto che è Piazza Signoria, in un contrasto quantomeno provocante tra antico e contemporaneo. L’organizzazione dell’evento è seguita dall’Associazione Mus.e.
Urs Fischer si è reso famoso nel 2011 in occasione della 50° Biennale di Venezia, quando ha fatto sciogliere una copia in cera e a grandezza reale del Ratto della Sabina del Giambologna, uno dei grandi capolavori della statuaria rinascimentale presente dal 1583 sotto la Loggia dei Lanzi. Adesso, Fischer torna sul “luogo del delitto” con un nuovo sorprendente progetto artistico.
Non mancherà di suscitare forti reazioni e discussioni sul linguaggio dell’arte contemporanea, sulla ridefinizione del gusto, sull’evoluzione delle tecniche e del concetto di bellezza, in un duello tematico e formale tra “giganti”, tra neo-classicismo e informe, tra antico e moderno, tra le immagini “senza tempo” di Bandinelli, Cellini e Giambologna e quella “senza forma” – e proprio per questo “con più immagini”- di Urs Fischer, che da anni esplora questioni come l’imperfezione e l’entropia, la relazione tra opera e spazio, tra arte e mondo del cinema, tra vivere quotidiano e immaginario artistico con una carica sperimentale e una forza espressiva tanto inusuale quanto straordinaria, anche nel rinnovare o rischiare tecniche e temi senza limiti di tempo, di genere o di stile.
Per l’occasione, l’artista svizzero, residente da molti anni a New York, ha ideato un doppio progetto inedito incentrato sulla scultura tenendo conto del contesto storico e artistico urbano così carico di segni e storie della Piazza Signoria, vera e propria agorà rinascimentale, centro nevralgico della manifestazione del potere repubblicano, poi trasformata con Cosimo I, duca e granduca di Firenze e della Toscana, in una vera e propria galleria di capolavori antichi e moderni sia di marmo che di bronzo.
Urs Fischer, Big Clay #4. Foto Silvia Mannino
In Piazza della Signoria si innalzerà Big Clay #4, una scultura di grandi dimensioni – circa 12 metri – in metallo, le cui forme hanno contemporaneamente qualcosa di primordiale e di infantile, di totemico e di architettonico. “La grande scultura Big Clay che apparirà nel punto focale di Piazza della Signoria in dialogo con la Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio – spiega Bonami – è soltanto apparentemente monumentale.
In realtà è un monumento alla semplicità e alla primordialità del gesto umano che plasma la forma. Uno sguardo più approfondito della superficie di alluminio dell’opera scoprirà le impronte digitali delle dita dell’artista . La scultura infatti è l’ingrandimento di piccoli pezzi di creta modellati dall’artista nel suo studio. Un monumento alla manualità e all’azione creativa più semplice e quotidiana”.
Urs Fischer, 2 Tuscan Men. Foto Silvia Mannino
A completezza del progetto, Fischer posizionerà due opere sull’Arengario di Palazzo Vecchio. Tra la riproduzione del David di Michelangelo e quella di Giuditta e Oloferne di Donatello, in continuità con le esposizioni di Jeff Koons (2015) e Jan Fabre (2016), l’artista svizzero posizionerà due figure umane, trasformate in candele, che si consumeranno lentamente durante la durata della mostra, quali simboli della finitezza umana e della durevolezza dell’arte.
Le due figure saranno quelle di Francesco Bonami e di Fabrizio Moretti, visti dall’artista come cittadini del mondo che hanno le loro radici nel territorio e nella sua cultura, due ritratti che attraverso la consumazione della cera diventeranno corpi astratti. La scelta dei due personaggi nasce da uno studio della loro fisionomia compiuto dall’artista nel corso dei vari incontri avuti con loro per la preparazione di questo progetto. C’è sempre, infatti, nel lavoro di Fischer un elemento biografico filtrato attraverso una riflessione formale ed estetica. Le due figure resteranno esposte per circa un mese, fino al completo scioglimento.
I tre lavori mettono in scena una sorta di dialettica creativa, risultante nel confronto ravvicinato tra il semplice gesto dell’artefice che modellando la materia la trasforma poi in monumento di metallo – Big Clay – e il monumento in cera – le due figure – che a poco a poco mutano aspetto e ritornano a essere semplice materia informe, in una sorta di doppio processo di consunzione e regressione figurativa.
Un ringraziamento speciale a V.A.C. Foundation Collection per il prestito dell’opera Big Clay.