Hayao Miyazaki, Il castello errante di Howl
Hayao Miyazaki, regista e disegnatore di cartoni animati giapponese, aveva annunciato il suo pensionamento nel 2013. Una vita dedicata al lavoro ed era giunto il momento di dire basta. Una scelta pensata e consapevole fatta con la testa, ma il cuore orchestrava un finale alternativo per la sua storia d’amore animata infinita.
Miyazaki, primo regista giapponese a vincere un Orso d’Oro e un Oscar con il film animato La città incantata, dopo il ritiro si era riavvicinato al mondo dell’animazione collaborando con un gruppo di giovani disegnatori. Incontro fra generazioni, scontro fra tradizione e modernità. Le premesse erano di una partecipazione da parte di Miyazaki per creare un cortometraggio, curiosare nel cantiere dell’animazione digitale CGI e poi tornare alla propria vita da pensionato. L’amore però è una forza oscura e Miyazaki senza accorgersene si è ritrovato, nonostante le difficoltà iniziali, a dirigere la creazione di un lungometraggio che arriverà in Italia nel 2020 con il titolo Boro il Bruco.
Hayao Miyazaki, La città incantata
Hayao Miyazaki, Si alza il vento
A documentare il ritorno di Miyazaki al comando di un film di animazione è stato il regista Kaku Arakawa. Il film-documentario, Miyazaki: Never-Ending Man, uscirà a novembre di quest’anno e narra del 75enne maestro dell’animazione giapponese con i suoi pregi e difetti, legato alla tradizione e al disegno a mano libera ma appassionato come un ragazzino. Il genio che si rivela grazie alla punta di una matita e si scontra con il mondo della tecnologia ormai entrata prepotentemente nel mondo dell’animazione. Miyazaki ha contribuito a creare miti e leggende orientali, un mondo alternativo rispetto a quello americano di Walt Disney. L’Oriente che guarda all’Occidente portando con sé la storia e la tradizione di eroi e leggende che hanno fatto grande il Giappone. Il tutto tradotto in immagini delicate e poetiche. Un uomo finito per natura, ma infinito perché animato dall’amore.