Da New York a Londra, da Milano a Parigi, mai come in questo inizio 2018, il lungo mese della moda ci ha dimostrato come etica ed estetica possano tranquillamente andare a braccetto. Sulle passerelle (e fuori) la filantropia ha giocato un ruolo centrale e molti designer hanno pensato di mettere gli abiti a servizio di uno scopo più “dignitoso” del mero coprirsi. Lo ha fatto Felipe Oliveira Baptista da Lacoste e Demna Gvasalia da Balenciaga. Lo aveva fatto, in un certo senso, anche Alessandro Michele da Gucci, seguendo un “corso” iniziato a New York con la passerella di Raf Simons.
Balenciaga Fall Winter 2018
Tra proventi delle collezioni donati in beneficenza e capsule realizzate ad hoc, la moda dimostra di poter essere generosa, sensibilizzando il grande pubblico sui temi più urgenti e attuali. E poco importa se l’iniziativa ha il sapore di una trovata commerciale o “instagrammabile”. Quel che conta, in fondo, è proprio questo: dimostrare come anche la frivola e mutevole moda possa in realtà essere socialmente impegnata, al bando reputazioni poco lusinghiere.
Il coccodrillo “cambia pelle” e aiuta le specie a rischio
Dici “coccodrillo” e, almeno per quanto concerne la sfera tessile, non puoi fare a meno di pensare alla mitica polo bianca indossata sui campi da tennis. Nasceva nel lontano 1927, il simpatico rettile verde diventato tratto distintivo di un marchio che ha fatto del casual il suo punto di forza.
Eppure, quando un’immagine diventa iconica, non ha paura, anche se solo temporaneamente, di cambiare. Lo sa bene lo stilista portoghese Oliveira Baptista che, alla guida creativa di Lacoste, ha deciso di dare un taglio charity allo storico brand francese.
Ha aperto la settimana della moda di Parigi, la capsule collection realizzata da Lacoste in collaborazione con l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Una collezione in edizione limitata delle storiche polo bianche in cui il coccodrillo lascia il posto, per la prima volta dopo quasi un secolo, a specie di animali in via d’estinzione.
Ci sono il condor della California, il rinoceronte di Giava e la tigre di Sumatra, giusto per citare alcuni tra i dieci esemplari di fauna a rischio riportati all’attenzione da Lacoste.
Un’operazione generosa diventata geniale con l’aggiunta di una mirata strategia di marketing. Già, perché ciascun modello di polo è stato realizzato nell’esatto numero di esemplari animali sopravvissuti. Le t-shirt, acquistabili al prezzo di centocinquanta euro sul sito del brand, sono già, ovviamente, sold out, segno innegabile di gradimento della campagna ambientalista.
Lacoste Fall Winter 2018. Foto via The Impressum
L’estro creativo di Gvasalia a sostegno del World Food Programme
Il re dell’estetica post-Soviet colpisce ancora e questa volta lo fa a scopo benefico. Sicuro nella veste di re Mida della moda, Demna Gvasalia ha pensato bene, dopo la borsa Ikea e dopo le Crocs, di fare uno scatto in avanti. D’altronde, il “suo” Vetements ha ampiamente dimostrato come anche la banalissima t-shirt di un corriere possa trasformarsi in vero e proprio oggetto di culto, idolatrato da schiere di fashionisti di ogni parte del mondo. Se DHL vende, perché non provarci allora con il World Food Programme?
In una passerella che ha magistralmente unito la couture retaggio di Monsieur Cristóbal e lo stile underground, il designer georgiano ha mandato in scena hoodies, t-shirt e marsupi “logati” con la sigla dell’associazione umanitaria.
Balenciaga Fall Winter 2018. Foto via The Impressum
Un supporto serio alla lotta contro la fame nel mondo, finanziato da Balenciaga e dal suo direttore creativo, da qui fino al 2030. Indossare una delle tante stravaganze di Gvasalia non sarà più così solo un gioco delle apparenze fine a sé stesso, quanto più un impegno serio e meritevole sotto il segno della coolness.
Gucci per March for our lives
Quello delle armi è probabilmente uno dei temi più “caldi” negli Stati Uniti. L’ultima strage, purtroppo solo in ordine di tempo, è quella dello scorso 14 febbraio quando un diciottenne ha sparato e ucciso diciassette persone all’interno di una scuola superiore di Parkland, Florida. Da lì è nato March For Our Lives, un movimento contro le armi che sfilerà il prossimo 24 marzo a Washington e che anche la moda italiana sosterrà.
È stato annunciato durante la settimana della moda milanese, infatti, l’impegno di Gucci per la causa, tradottosi nella donazione di 500.000 dollari a sostegno dell’iniziativa. Unire l’utile (in questo caso doveroso) al dilettevole poi, non è mai stato così semplice come quest’anno, per lo meno in casa Gucci. La sfilata allestita da Alessandro Michele è diventata un vero e proprio tormentone. La famosa testa mozzata portata al braccio da alcuni modelli, inoltre, ha scatenato una serie di reazioni esilaranti unite sui social sotto l’hashtag #Guccichallenge.
E chi altro, se non la responsabile fashion di Instagram, poteva cogliere la palla al balzo? Con una Stories postata sul popolare social network, Eva Chen ha annunciato che per ogni reazione e tag alla sua “decapitazione” in stile Gucci, avrebbe devoluto un dollaro all’associazione Everytown for Gun Safety.
E va a finire che anche le trovate “instagrammabili” fanno bene!