Cappuccino in the cluods, all’anagrafe Sara Pagano, ha 24 anni e studia Ingegneria Meccanica alla Federico II di Napoli.
Instagram pullula di profili di aspiranti artisti, fotografi, modelle… il segreto – il più banale che esista – è rendersi particolari, è differenziarsi rispetto agli altri. Ed è proprio questo che ha fatto Sara (o Cappuccino, che dir si voglia): si è differenziata rispetto agli altri, colpendo quello che è il punto debole per chi nasce, cresce e vive in una città di mare: il blu.

Un colore. Un semplice colore è in grado di suscitare le più svariate sensazioni ed emozioni e, a mio modesto parere, il blu è il colore che, per coloro che sono cresciuti sul mare, simboleggia l’idea di casa.

Anche lontano dal mare,
ho un po’ di mare nei miei occhi
a mandare riflessi azzurri.

Julieta Dobles

Fotografia di Sara Pagano, Sulla Collina del Vomero Castel Sant'Elmo

Ridurre Sara Pagano a un colore sarebbe però molto riduttivo. Cappuccino in the clouds nasce da una passione – quella per la fotografia – e diventa molto altro. Le foto di Sara raccontano di paesaggi, di viaggi, di esperienze ed emozioni che diventano vivide per il suoi 14mila followers su Instagram e sul suo blog.

Collaborazioni con noti Brand sono sicuramente un motivo di soddisfazione, quando fra molti scelgono te, ma penso che il punto di forza del blog di Sara Pagano siano i post che raccontano i suoi viaggi. Barcellona, Napoli, Verona: tre mete, che potrebbero essere mille altre ancora, che questa ragazza riesce a far vivere ai suoi lettori attraverso foto e descrizioni di luoghi e monumenti.  Se dovessi definire il blog di Sara lo penserei a metà strada tra una guida turistica e un diario: preciso, serio – con riferimenti storici, culturali, artistici – ma anche familiare, genuino. I suoi post non sono asettici come un qualunque paragrafo di una guida turistica, ma sembrano più il racconto a un’amica fatto di ritorno da un viaggio con foto e cartoline alla mano.

La galleria di Cappuccino in the clouds, così come il suo blog, affascinano. Dalle domande che ho fatto a questa ragazza, che vive la vita di una normale studentessa universitaria, traspaiono la passione e l’entusiasmo per quello che fa.

Fotografia di Sara Pagano, vista

Quando e come nasce la tua passione per la fotografia?

Bella domanda. Potrei dirti che è nato tutto per caso, e sarebbe vero, ma potrei anche dirti che è nato tutto insieme a me. Mio padre condivide la stessa passione. Ho scoperto che anche lui da ragazzo, proprio quando andava all’università, a Ingegneria come me, aveva una vecchia reflex Olympus. Lui però era appassionato di ritratti, io non mi sento granché capace in questo ambito. Se torno indietro nel tempo, invece, mi rendo conto che effettivamente ho sempre avuto il pallino per i ricordi. Il mio regalo di prima comunione è stata una macchina fotografica, per i 18 anni, chiesi una digitale, la conservo ancora nel cassetto della scrivania. È cominciato tutto così: un po’ per caso un po’ per genetica. Sono ossessionata dall’idea di immortalare quel momento, sapendo che potrei potenzialmente renderlo eterno.

Fotografia di Sara Pagano, Campanile San Marco

La tua galleria Instagram è un’esplosione di colori – ti cattura – e attraverso le tue foto riesci a far vivere a chi le guarda l’emozione di un viaggio. Cosa provi sapendo che una passione, forse iniziata per gioco, riesce ad avere influenza sulle altre persone?

Confesso di non essermi mai sentita influente, è qualcosa che sto gradualmente accettando per forza di cose. È un complimento quotidiano, la lusinga perfetta: “Ti seguo perché sono interessata a quello che pensi, a come vedi tu il mondo, non una visione qualsiasi, ma la tua. Mi piace guardare il mondo attraverso i tuoi occhi”. È tanta roba. Ed è anche una grande responsabilità. Prendo molto seriamente questa cosa, a un certo punto ti rendi conto di avere appunto una gran responsabilità: puoi fare la differenza, trasmettere un messaggio valido, dare il giusto esempio, essere influente significa anche questo. Dare il buon esempio. Non significa assolutamente che fingo di essere perfetta, tutt’altro, posso però essere veicolo di uno stile di vita positivo.

Sono una persona molto ordinaria: vado all’Università, studio per laurearmi e per poter, un giorno, fare la differenza anche nel mio ambito lavorativo, che comunque non sarà la fotografia e i social. Viaggio per il piacere di vedermi crescere, maturare, arricchire. Ho un fidanzato che viaggia con me per gli stessi motivi. Non c’è bisogno di essere chissà chi per essere straordinari, per “valere”. Vedo troppe persone su Instagram che sentono questa necessità di sentirsi qualcuno. L’ordinario per me è straordinario. Se potessi già soltanto passare questo messaggio, allora la mia influenza avrebbe un senso.

Fotografia di Sara Pagano, Ponte di Rialto
Fotografia di Sara Pagano, salotto di Venezia

Perché quasi ogni foto riporta un dettaglio blu?

Se da bambina mi avessi chiesto quale fosse il mio colore preferito, non avrei saputo rispondere. Ti avrei detto: “tutti!”. Non è cambiato molto da allora. Il blu però ha qualcosa di imprescindibile. Vivo a pochi minuti dalla Costiera Amalfitana, studio a Napoli. Vivo completamente immersa nel blu. Il cielo sopra di me è blu, il mare che caratterizza la mia terra è blu. A un certo punto è diventato lo specchio della mia personalità, della mia vita, del mio passato, presente e futuro. E ovviamente della mia fotografia.

Il tuo blog è culla di consigli ma soprattutto una piccola guida turistica dove racconti i tuoi viaggi e le tue esperienze. Quando e perché hai deciso di aprirlo?

Il blog è qualcosa di davvero recente. Non ero sicura, e tutt’ora non lo sono, di avere le capacità e la costanza di portare avanti un progetto del genere. Richiede maturità, serietà, impegno. E io sono molto emotiva, altalenante, se non ho voglia non scrivo, non fotografo, non postproduco. L’unico social che uso con costanza, e con gran piacere per condividere le mie fotografie, è proprio Instagram. A volte però, diventa difficile condividere in maniera organica racconti di viaggio, e dare rapidamente la panoramica di un’esperienza. Cominciava un po’ a starmi stretto, e quindi decisi di aprire il blog. Doveva essere un complemento, un di più, anche perché sono estremamente logorroica, non so vivere in un social a caratteri limitati. Soprattutto dopo il viaggio in Spagna, era diventata un’esigenza: poter raccontare per bene ogni cosa, soprattutto quegli aspetti che forse molti durante i propri viaggi trascurano.

Mi reputo una persona pratica, mi piace parlare di aspetti pratici: come compro i biglietti del pullman, quali linee prendo una volta arrivata, se conviene fare la fila ai monumenti… Ovviamente la cultura di un paese è il cardine dei miei racconti di viaggio. È il motivo principale per cui decido di visitare un determinato luogo, però qui sto anticipando un po’ troppo la prossima domanda. Alla fine mi sono messa in gioco, ci ho provato. Esattamente come ho fatto con la fotografia quando ho comprato la prima reflex.

Fotografia di Sara Pagano, Piazza San Marco
Fotografia di Sara Pagano, bar di venezia
Fotografia di Sara Pagano, Barcellona

Partendo da Barcellona, passando per Napoli e finendo a Verona. Cosa cerchi quando visiti una nuova città? E cosa, soprattutto, vuoi trasmettere a chi ti segue?

Per me viaggiare significa tornare a casa più ricchi rispetto a quando si era partiti. Ricchi di esperienze, di ricordi, di momenti belli. Più viaggio più vedo i miei orizzonti espandersi, i pregiudizi crollare, il mio bagaglio culturale arricchirsi. Vorrei trasmettere tutto ciò a chi legge. Vorrei promuovere un modo più sano di fare “i turisti”. Hai nominato proprio Verona, ne parlavo tempo fa riguardo un’altra città molto visitata: Venezia. Ho scoperto quanto siamo irrispettosi tutti, quando visitiamo una città d’arte, straniera e non. A un certo punto non comprendevo più la gente intorno a me. Guardi per fotografare o fotografi per guardare? Sei lì per esserci o per dire che ci sei stato?

Viviamo in una società in cui anche il turismo è stato dissacrato. La cultura, i nostri beni culturali non sono più il cuore e il motivo principe di un viaggio, ma uno scialbo contorno. Una cornice per un selfie.

Vorrei che si ricominciasse a viaggiare per il piacere di scoprire, di guardare con occhi attenti ed emozionati la storia e la cultura di un’altra città. È questo che cerco quando prenoto un viaggio. Inizio settimane, mesi prima (anche causa impegni universitari) a studiare e guardare un paese. Da casa. Al computer. Cerco i monumenti, la storia di quel paese, le stradine, le cose meno visitate, le cose più caratteristiche, i suoi “perché”. E poi mi emoziono una volta che li ho davanti. Li fotografo per non dimenticarli più. Tornata a casa non mi resta che raccontare tutto questo, e cerco di farlo in modo semplice, spontaneo, coinvolgente. Mi piacerebbe tanto che si ritornasse a un turismo responsabile, maturo, appassionato, vissuto.

Fotografia di Sara Pagano, casa di Giulietta a Verona
Fotografia di Sara Pagano, Palazzo della Ragione a Verona
Fotografia di Sara Pagano, Barcellona, Sagrada Familia

All images by Sara Pagano

Oltre ai viaggi il tuo blog si sta aprendo anche a delle collaborazioni? Cosa ti aspetti da questa strada che stai intraprendendo?

In realtà mi è già capitato di collaborare con qualche brand e di aver loro dedicato qualche post. Non lo faccio molto spesso, prima di tutto perché il core del blog sono i racconti di viaggio e la fotografia, se però credo molto nel brand, nel messaggio che trasmette, non mi faccio problemi a raccontare anche qualche collaborazione. È capitato con un’azienda italiana che produce bottigliette in acciaio per salvare il nostro pianeta soffocato dalla plastica. Studio Ingegneria meccanica per l’energia e l’ambiente, puoi immaginare quanto ho creduto nel loro progetto. In realtà però spero di collaborare, in futuro, soprattutto con enti turistici e culturali, che mi appoggino nel mio modo di raccontare e vivere le esperienze di viaggio.

È cominciato tutto per gioco, e continua ad accompagnarmi nella mia vita proprio perché probabilmente non l’ho mai “sporcato” con le tipiche problematiche che un lavoro prevede. Non mi aspetto mai niente da ciò che faccio, esattamente come non mi aspettavo di essere qui oggi quando ho scritto il mio nickname nella barra “Registrati” di Instagram. Non è questo il bello della vita? Il suo essere inaspettata.