In principio era The West Wing con il mitico Martin Sheen nei panni del Presidente Bartlet. Poi è stata la volta di Frank Underwood, il perfido e ambizioso Presidente di House of Cards, e infine di Selina Meyer, la simpatica e svampita vice-presidente di Veep.
Sono loro i volti della rivoluzione che ha investito il pubblico delle principali serie TV divenute ormai il nuovo regno della politica.
Veep, serie TV. Selina Meyer interpretata da Julia Louis-Dreyfus
La trasformazione ha stravolto i canoni classici incarnati fin dal nuovo millennio. I Seth Coeh, i Chuck Buss, gli Horatio Caine e le Meredith Grey sono stati dimenticati, soppiantati da maturi e ingessati politici in giacca e cravatta. Ai loft dell’Upper East Side e alle ville californiane si sono sostituiti i palazzi del potere di Washington DC e le sale del Congresso. I temi dell’amore e dell’amicizia, da sempre motivi di avventure e storie, sono stati rimpiazzati dai tradimenti e dalle congiure che si nascondono dietro l’arte più antica della società umana.
Diversi sono i motivi che hanno determinato l’affermazione di un tema avvertito dall’audience noioso e tecnicista, o semplicemente guardato con indifferenza. Ma se Kevin Spacey e compagni sono diventati improvvisamente gli idoli di intere generazioni significa che qualcosa è cambiato nelle preferenze del pubblico.
House of Cards, serie TV. Frank Underwood interpretato da Kevin Spacey
Sicuramente la crescita esponenziale di Netflix – produttrice tra l’altro di House of Cards – ha agevolato questo fenomeno garantendo un servizio streaming illimitato per un target che annovera sia gli adolescenti sia gli adulti. Eppure l’affermazione del colosso di Los Gatos spiega solo marginalmente la popolarità raggiunta dalla politica narrata dalle serie TV. Si dice che la televisione sia lo specchio della società e forse la politica delle serie TV piace perché permette di mostrare il suo lato migliore. O per lo meno quello più divertente e coinvolgente.
Dagli Stati Uniti alla vecchia Europa, la politica reale risulta uno show. I protagonisti sono, infatti, sempre più simili ad attori e divi che si muovono secondo una trama definita. Il Donald Trump di Alec Baldwin nel Saturday Night Live, recentemente premiato con l’Emmy, piace al pubblico perché è esagerato ma reale, ironico ma credibile. Trump è solamente il volto più famoso di una “squadra” che annovera gli alter-ego del Rocket Man Kim Jong-un, dell’affascinante Justin Trudeau, fino al campione di casa nostra Antonio Razzi.
Saturday Night Live, programma TV
Politici showman e senatori sopra le righe producono sempre più materiale e testimonianze che registi e scrittori possono adottare per le proprie sceneggiature. Non serve nemmeno più troppa fantasia. Forse la vera domanda non è quanto le serie TV siano in grado di narrare la politica, ma quanto la politica sia sempre più simile ad una serie TV…