È entrata in vigore il 2 ottobre, la legge francese che obbliga a “segnalare” le immagini ritoccate… E Getty Images si adegua.
Photographie retouchée
“Photographie retouchée”, per dirla alla nostra: “fotografia ritoccata”. Questa l’etichetta che dovrà comparire sulle foto commerciali, sia sul cartaceo, sia sul web, che ritraggono modelli e modelle la cui immagine è, diciamo, non del tutto naturale.
Sì, quindi, a cambiamenti di luce e colore, no, invece, a snellimenti e tagliuzzamenti. La multa? Dai 37.500 euro fino al 30% del valore della campagna pubblicitaria. L’intento, quello di “impedire la promozione di ideali di bellezza inaccessibili e prevenire l’anoressia tra i giovani”, come si legge nelle parole dell’ex ministro della salute francese, Marisol Touraine.
Se il provvedimento è, per ora, una realtà solo francese, i suoi effetti si stanno facendo sentire anche oltre oceano. Il colosso americano Getty Images, infatti, obbliga ora i suoi collaboratori alla firma di un contratto che certifichi la naturalezza delle foto. Con buona pace dei fashion photographers che dovranno limitarsi all’editing delle immagini.
Certo, non è una modella “photoshoppata”, per ritornare alle ragioni del decreto francese, a provocare un disturbo alimentare. Ma gambe chilometriche e sottili come un fuscello sono comunque inarrivabili per la maggior parte delle donne. E il gap tra sogno e realtà può provocare non poca frustrazione.
La moda sembra, apparentemente, cavalcare quest’onda “salutista”: è notizia di poche settimane fa che Kering e LVMH hanno bandito dalle passerelle modelle troppo giovani e magre. Tuttavia, una domanda sorge spontanea: la magrezza estrema ha davvero stancato il fashion system? Se a parole sembrerebbe di sì, nei fatti un po’ meno. Basta guardare una qualsiasi sfilata dell’ultimo fashion month per capirlo. O, ancora, basta andare con la mente alla campagna pubblicitaria targata Saint Laurent di due anni fa, emblematica di quell’Heroin chic che è (stato) tanto caro alla moda.
Il dibattito in Italia e nella moda
Anche in Italia qualcosa si sta smuovendo. La deputata del M5S Azzurra Cancelleri ha presentato, lo scorso 29 settembre, una proposta di legge per dire No alla taglia zero in passerella. Come per la “Loi Mannequin” francese di due anni fa, anche il decreto italiano propone una valutazione delle modelle in base all’indice di massa corporea e a un certificato medico che attesti la loro salute fisica e psicologica.
La questione della magrezza estrema e della bellezza inarrivabile è sempre hot topic a ridosso (o a conclusione) di tutte le settimane della moda. Certo, il sistema ha fatto notevoli passi avanti nello sdoganare modelle e modelli di ogni etnia, gender e taglia, ma l’impressione è che la moda sia ancora non del tutto pronta a far sfilare la “normalità”. Altrimenti non saremmo qui a parlarne.