La popolarità delle serie TV drammatiche non è di certo un segreto. Intrighi amorosi, morti scioccanti e omicidi spietati sono gli elementi che interessano maggiormente al pubblico e quelli che trasformano un telefilm in un vero e proprio culto. Raramente tutto ciò accade con una comedy. Far ridere il pubblico è difficile, farlo piangere un po’ meno.
Le comedy che hanno avuto un successo duraturo sono poche, tra queste possiamo annoverare Modern Family e Veep, vincitrici di molteplici premi e portavoci della nuova frontiera della risata del piccolo schermo. Una comedy molto spesso sottovalutata, e che ho personalmente scoperto da poco, è Brooklyn Nine-Nine. La serie ha vinto due Golden Globe nel 2014. Uno come Miglior serie commedia o musicale e l’altro a Andy Samberg come Miglior attore in una serie commedia. Andy Samberg è il mattatore indiscusso di Brooklyn Nine-Nine, ma il distretto 99 è abitato da personalità altrettanto interessanti.
Brooklyn Nine-Nine (serie TV). Il cast © FOX
Brooklyn 99 è ambientato in un fittizio distretto di polizia di New York, il novantanovesimo. Ma non fatevi ingannare: non ci troviamo di fronte all’ennesimo crime fine a sé stesso, con personaggi stereotipati. I poliziotti che lavorano al distretto sono quanto di peggiore possiate trovare sulla vostra strada.
Il loro detective di punta, Jake Peralta (interpretato da Andy Samberg) è un Peter Pan di trent’anni, mai cresciuto, con un debole per le scommesse futili da ufficio. Chissà come, ha il numero di arresti più alto tra i colleghi, perché stranamente è un ottimo poliziotto! Il suo migliore amico è Charles Boyle (Joe Lo Truglio), che ha l’aspetto di un funzionario delle poste, non di un detective. Boyle ha un blog di cucina – famose sono le sue liste dei migliori ristoranti di Brooklyn – è un poliziotto decisamente pasticcione, credulone, ma molto coraggioso.
Amy Santiago (Melissa Fumero) è la detective più stakanovista del distretto, con un grande rispetto per l’autorità e un rifiuto quasi totale per il divertimento sul posto di lavoro. Rosa Diaz (Stephanie Beatriz), invece, è una poliziotta dal pugno duro, scorbutica e violenta – anche se qualche sorriso lo vedrete, nel corso delle puntate.
La squadra è completata dal sergente Terry (Terry Crews), un omone tutto muscoli ma facile alle lacrime, dalla coppia di detective falliti Hitchcock e Scully (interpretati da Dirk Blocker e Joel McKinnon Miller), dal capitano Holt (Andre Braugher), che non ha espressioni facciali o emozioni da condividere, e dalla sua assistente Gina Linetti (Chelsea Peretti), perfida e narcisista come una serpe.
Brooklyn Nine-Nine (serie TV) © FOX
La forza di questa comedy gioca sul rovesciamento degli stereotipi. Non a caso, la squadra è guidata dal capitano Holt che non solo è un uomo di colore, ma è anche gay. Con un paio di battute ben piazzate e flashback intelligenti, scopriamo che il capitano Holt ha sofferto l’omofobia della Brooklyn anni ’70 e che gli è stato persino impedito di fare carriera. Rosa Diaz, per quanto scorbutica e mascolina, in realtà ha un passato da ballerina classica. Persino Jake Peralta, da cui nessuno si aspetta nulla, ha un suo lato terribilmente romantico, che lo porta a soffrire per molto tempo a causa della sua cotta per Amy Santiago.
L’unico personaggio che rimane statico e che non vedremo mai cambiare è la cattivissima Gina Linetti. Gina è forse la creazione più riuscita di Brooklyn 99. È spigliata, a tratti malvagia, sciocca quanto le pare e piace, ma anche simpatica e disponibile (quando ne ha voglia).
Il detective Jake Peralta (Andy Samberg) e il capitano Holt (Andre Braugher) © FOX
Dopo la prima stagione, Brooklyn Nine-Nine diventa una specie di famiglia da cui non vuoi separarti. Il fatto che esistano molti personaggi secondari che tornano di tanto in tanto, ma che non spariscono mai del tutto, dà l’idea di una linearità nello scorrere del tempo che è difficile da trovare in una serie TV.
Niente è confuso, niente è lasciato al caso. Brooklyn Nine-Nine è una commedia almeno quanto lo è la vita di tutti i giorni. Gli episodi dedicati ad Halloween, al Natale o al Ringraziamento, si ripetono ad ogni stagione e nella stessa formula. Insomma, una costante e un simpatico porto sicuro in cui rifugiarsi, se si ha una “giornata no”. L’umorismo è molto basic: non ci sono strani giochi di parole da interpretare, ma solo battute e umorismo casalingo che, però, funziona sempre (o almeno con questo stile).
Per concludere, è una delle poche comedy che merita almeno la visione del pilot. E poi… vi sfido a scoprire chi vincerà la scommessa di Halloween!