Casey Affleck che stringe l’Oscar per la sua performance in Manchester by the Sea ha rappresentato un momento storico per la storia del cinema. In parte perché i fratelli Affleck, Casey e Ben, hanno raggiunto i Coppola, Francis e Sofia, nell’olimpo delle famiglie decorate dall’Academy. Ma specialmente, perché ha segnato il debutto all’Oscar di un nuovo “dominatore”: Amazon, il produttore del film. E ora, anche la rivale storica Netflix reclama il suo posto alla notte delle stelle.
Casey Affleck
Amazon e Netflix, i due giganti dello streaming hanno formalmente avanzato la richiesta di candidare le proprie produzioni alla serata più importante del cinema. Le regole dell’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences, l’istituzione garante delle statuette, impongono che un film statunitense può essere incluso tra i nominati se distribuito in un cinema nella contea di Los Angeles entro la mezzanotte del 31 dicembre dell’anno precedente alla cerimonia per un periodo non inferiore a sette giorni. Regole chiare e nette che scandiscono la notte degli Oscar sin dalla prima edizione dal 1929. Le regole ufficiali escluderebbero le loro produzioni. Nessun cinema della contea di LA (e di qualunque altra parte del mondo) accetterebbe mai di mettere in scena una produzione Netflix in quanto disponibile illimitatamente sulla piattaforma streaming. Dopo anni di rivalità e colpi bassi, Netflix e Amazon, sembrano coalizzarsi per forzare la mano all’Academy.
Stranger Things
Il caso Netflix
La questione Netflix apre un capitolo che varca i confini del cinema. Se due multinazionali riescono a imporre la propria volontà, cancellando una regola istituita da quasi cent’anni, che cosa non sarà loro concesso? Netflix, almeno inizialmente, ha mantenuto una posizione focalizzata sulle serie TV. House of Cards si era proposta come capofila di una corrente che annovera Orange is the new black, Narcos e Stranger things. Serie TV che hanno fruttato al colosso due Golden Globe, 21 Emmy e un BAFTA Television Award. Netlix ha poi dirottato le sue mire sul business dei lungometraggi, avviando produzioni proprie come The War Machine con Brad Pitt o 1922 tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, fino ai celebri documentari.
La statuetta è ora l’ultimo riconoscimento che ancora manca nella vetrina di Los Gatos. L’Academy sa che non potrà rinviare la decisione per molto in quanto il ruolo esercitato da Netlix e Amazon è destinato a crescere. Con la crisi che attanaglia le piccole case di produzione, sempre più emarginate, e le grandi alle prese con pesanti problemi extra-cinematografici – come il caso Weistain o il recente “allontanamento volontario” dalla Walt Disney Animation di John Lasseter – Hollywood sta consegnando le chiavi del suo regno a Jeff Bezos e Reed Hastings.
The Hurt Locker
Ma non è ancora troppo tardi… perché il grande insegnamento degli Oscar è che non serve un budget miliardario o grandi nomi per trionfare. Nel 2010 The Hurt Locker, film incentrato sulla guerra in Iraq con una produzione di soli 15 milioni di dollari, sconfisse Avatar che vantava un budget di 237 milioni di dollari. Kathleen Bigelow divenne la prima donna a vincere la statuetta per la miglior regia. Insomma, favole da Oscar che neanche Netflix è in grado di raccontare.