Ciociaro di nascita, innamorato dell’arte per adozione, lo scultore Jago ha sempre desiderato mettersi in gioco. Ha voluto iniziare un percorso arduo, all’insegna dei grandi artisti e scultori del passato, per poterne imitare lo stile o, addirittura, crearne uno proprio.
Jago, Muscolo Vegetale (2015)
Il titolo di studio non è tutto
L’ambizione nel voler superare i propri limiti lo ha spinto a combattere una battaglia contro i pregiudizi della società che, di fronte a uno studente privo di un qualunque tipo di licenza universitaria, avrebbe scartato a priori le sue doti. Si definisce perciò un’autodidatta: seguire i precetti di un professore che impone un suo metodo teorico non è utile alla propria arte, se si vuole creare un metodo di lavoro del tutto personale ed autentico.
Jago, Excalibur (2016)
Jago, Containers (2015)
Jago, La pelle dentro (2010)
Jago usa strumenti semplici, strumenti che usa come se fossero il prolungamento delle sue mani. Ed è proprio quella semplicità la chiave dei suoi lavori. Se molte sculture possono sembrare simili tra loro, è nei dettagli che ogni scultura manifesta la sua unicità. Ciascuna di esse rappresenta la concretizzazione delle emozioni che il mondo esterno suscitava in quel preciso momento.
Jago, Superfetazioni (2016)
Jago, Facelock (2016)
Jago, Habemus Hominem (2009/2016)
Habemus Hominem
La sua opera più grande, quella che lo ha reso illustre anche tra le personalità più influenti del Vaticano, è stata Habemus Hominem. Si tratta del busto in marmo raffigurante il Papa emerito Benedetto XVI, inizialmente adornato delle sue vesti e poi spogliato dallo stesso Jago in seguito alla notizia della rinuncia del suo massimo ufficio. Ciò che risalta all’occhio dello spettatore non è soltanto la precisione magistrale di ogni solco e ruga scavati nel marmo bianco, quanto piuttosto l’apparente assenza del suo sguardo. Illuminato da un tenue bagliore, il busto sembra seguire ogni movimento dello spettatore stesso, che resta basito davanti alla sua tutt’altro che assente presenza scenica.
“Quando le persone mi vedono creare qualcosa dal nulla prendono coraggio. Perché l’arte infonde coraggio. Ed è proprio di coraggio che abbiamo bisogno al giorno d’oggi”, ammette col sorriso.
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